Bisanzio e l'Occidente medievale by Giorgio Ravegnani

Bisanzio e l'Occidente medievale by Giorgio Ravegnani

autore:Giorgio Ravegnani [Ravegnani, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2019-10-14T22:00:00+00:00


La forma del privilegio in termini diplomatici voleva sottolineare la pretesa bizantina alla supremazia, più nominale che reale, sugli stati che come il ducato veneziano si erano venuti costituendo da un’originaria condizione di sudditanza. Non per nulla, infatti, i Veneziani nel testo sono definiti «sudditi», quando ormai non esisteva più un reale vincolo di subordinazione. Com’era nella prassi, il documento venne emesso in originale greco e traduzione latina dalla cancelleria imperiale; il primo è però andato perduto e possediamo soltanto due traduzioni latine inserite in crisobolle posteriori. All’originale doveva poi essere annessa una sezione relativa agli obblighi di Venezia, ma di questa non vi è più traccia e se ne può soltanto ipotizzare l’esistenza. Il testo del privilegio imperiale al contrario ci è giunto integralmente con la serie dei benefici concessi a Venezia. Il doge come si è detto otteneva a titolo perpetuo la dignità aulica di «protosevasto» con il relativo stipendio, mentre ai patriarchi di Grado veniva concesso alle stesse condizioni quello di «ypertimos». Il primo di questi era stato creato dallo stesso Alessio I, che operò una riforma radicale dei gradi di nobiltà bizantini; il secondo era ugualmente di origine recente e veniva conferito agli ecclesiastici che il sovrano voleva onorare in modo particolare: nel caso specifico Alessio Comneno intendeva alimentare la rivalità fra il patriarca di Grado e papa Gregorio VII, amico dei Normanni. Le elargizioni in denaro comprendevano un versamento annuale di venti libbre d’oro, che i Veneziani potevano distribuire a piacimento nelle loro chiese. Veniva poi imposto a ogni amalfitano proprietario di una bottega a Costantinopoli o in altri territori dell’impero di versare annualmente tre monete d’oro alla chiesa di San Marco a Venezia. Seguivano quindi le assegnazioni immobiliari: a Costantinopoli i Veneziani ottennero un quartiere lungo il Corno d’Oro comprensivo di tre scali marittimi e un forno adiacente alla chiesa di Sant’Acindino, che già doveva essere di loro proprietà, con la rendita relativa; a Durazzo la chiesa di Sant’Andrea con le pertinenze di questa, a eccezione del materiale immagazzinato a uso della flotta imperiale. I privilegi commerciali, infine, riguardavano la facoltà di vendere o acquistare «ogni genere di merce» senza pagare alcuna tassa, né essere sottoposti a requisizioni e alla giurisdizione dei funzionari marittimi. Erano esattamente indicati, a tal fine, i tributi da cui i Veneziani dovevano essere esentati, i funzionari marittimi al cui controllo non sarebbero stati più soggetti e, da ultimo, i centri in cui potevano esercitare liberamente il commercio. Questo diritto in teoria era valido per tutto il territorio bizantino, dato che il concetto è riaffermato per due volte nel documento; nella pratica però doveva essere limitato alle località espressamente elencate, che andavano dalla Siria alle estreme province occidentali ed erano i principali centri commerciali dell’impero. Non vi erano compresi i porti del mar Nero, di cui Bisanzio intendeva riservarsi il monopolio, e le isole di Creta e di Cipro, che vennero aperte al commercio veneziano soltanto qualche anno più tardi. Le località indicate erano in tutto trentadue; entravano però nell’elenco



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